Buzzati Dino - 1960 - Il grande ritratto by Buzzati Dino

Buzzati Dino - 1960 - Il grande ritratto by Buzzati Dino

autore:Buzzati Dino
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: Letteratura Italiana, General, Fiction
ISBN: 9788852053726
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2014-11-10T23:00:00+00:00


14.

Era una giornata bel issima di giugno. Verso le 10 del mattino, mentre il marito era impegnato con Strobele e Manunta per essere iniziato ai segreti del Numero Uno, Elisa Ismani, non sapendo cosa fare, andò a trovare la signora Endriade. «Qui è molto bel o, in un certo senso c'è sempre al egria», le aveva detto fin dal primo incontro, «ma per noi donne può essere noioso, certi giorni. Quando le capita, quando non ha di meglio da fare, venga a trovarmi. A qualsiasi ora. Anche al mattino. Io curo i miei fiori, al mattino, vedrà che bel e aiuole.» Glielo aveva detto con accento così sincero e caldo che adesso, al 'indomani del suo arrivo si può dire, Elisa Ismani andò a trovarla. E proprio di mattino, quel mattino memorabile di giugno. La vil a di Endriade sorgeva al a sommità del a strada che risaliva il prato in ripida salita. A destra, a un centinaio di metri si stendeva, paral elo, il margine del a cittadel a segreta.

La porta d'ingresso era socchiusa. Non vedendo il campanel o, Elisa aspettò, se mai si udissero voci dal 'interno. Ma pareva non ci fosse anima viva.

«Permesso? Permesso?», chiese finalmente ad alta voce.

«Avanti», rispose una voce d'uomo, infastidita. Spinse il battente, entrò. Era un vasto ambiente di soggiorno arredato con semplicità quasi disadorna. Un paio di sofà, qualche poltroncina in vimini, uno scrittoio, una specie di «trumeau», al e pareti alcune vecchie stampe. Niente di più convenzionale. Ma pulizia. E silenzio.

«Permesso?», ripeté Elisa Ismani, non vedendo nessuno. Si aprì una porta e apparve Endriade. Senza cravatta, con un vecchio pul over. «Ah, buongiorno, signora. Lei cerca di Luciana, vero? Credo sia fuori, là, in giardino. Ora la chiamo.»

Si sarebbe detto tutt'altro che entusiasta del a visita. Indaffarato, impaziente di andarsene per i fatti suoi.

Negli occhi, nei movimenti, nel modo di parlare, qualcosa di febbrile, come la prima sera che si erano incontrati.

«Si accomodi, la prego.»

Per sedersi su uno dei due divani, Elisa passò accanto al o scrittoio e lo sguardo le cadde su un piccolo ritratto fotografico, in cornice d'argento, seminascosto tra le pile di fascicoli e di libri. Ristette un attimo, sorpresa. Si chinò a guardare meglio. «Mi scusi», disse. «Avrei giurato che... Ma è lei, non può essere che lei!» «Chi?», fece Endriade improvvisamente interessato.

«Una mia vecchia amica. Laura... Laura De Marchi.»

Endriade le si fece incontro, inquieto: «La conosceva?».

«Se la conosco. Per dieci anni siamo vissute insieme, si può dire. Compagne di scuola inseparabili. Poi è partita con la famiglia per la Svizzera. Da al ora non ci siamo viste più. Ma come mai...?» Endriade la fissava, spiritato.

«La mia prima moglie», mormorò.

«Perché?» Elisa Ismani non ne sapeva niente.

«La conosceva molto bene?» insisté Endriade. «Più che se fosse una sorel a. Ma ormai... Saranno passati quindici anni almeno. Più niente. Non ne ho saputo più niente.» Endriade restò assorto, come portato via da un'onda di ricordi. Poi sorrise con dolcezza.

«Lauretta», disse adagio, «Lauretta. Da undici anni non c'è più.»

«Non capisco.»

«Morta. Incidente d'automobile.



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